Napoli non ha una sola anima, ne ha tante quanti sono i napoletani che la popolano. Se per esempio ti trovi nei “QUARTIERI”, la signora che si affaccia al balcone per stendere i panni, ti saluta e domanda cosa stai cercando e non stranirti se t’invita a prendere un caffè, la “macchinetta” è sempre pronta per essere “messa sul fuoco”. Se visiti il CENTRO STORICO, incontri la guida finemente istruita, che ti accompagna per una Napoli sotterranea, antichissima e profonda, o quella colta ma spiritosa come un’attrice comica, che ti affascina con la storia delle “anime pezzentelle” di una città che misericordiosamente dava sepoltura e preghiera ai defunti più poveri.
Se provi a chiedere informazioni all’ambulante della zona su dove si trovi una certa piazzetta, lui non parla, alza solo il mento ad indicarti la direzione (la mimica facciale è una delle loro arti più preziose). Per le strade del VOMERO t’imbatti nella conversazione fra due anziani uomini e staresti ad ascoltarli e ad osservarli per ore, per l’eleganza del parlato, per la cura della loro persona e poi, per la via di SAN GREGORIO ARMENO, i bottegai t’invitano, con discorsi che paiono “canzuncelle”, a visionare le loro statuine artigianali, perché il Presepe è ‘na cosa seria! Nel borgo di MARECHIARO, la ricca signora americana, che ha scelto anni orsono di trasferirsi nel paese del sole, chiacchiera amabilmente con i locali che hanno fatto il bagno nonostante le insolite temperature bassissime, lei sorseggia prosecco, loro mangiano pane e frittata e bevono una birra.
A CHIAIA, Angelo, un ristoratore-filosofo, ti fa mangiare prelibatezze napoletane rivisitate dalle sue mani di girovago e ti fa fumare nel suo localino pieno di prosciutti e formaggi appesi al soffitto (come faceva una volta la vecchia guardia “rude” e anarchica) e insieme ad Alessio, fedele assistente, ti fanno sentire come nella locanda dello zio che ha un sacco di fatti da narrarti e tanta follia da insegnarti.
E poi c’è la raffinata femmina del posto che beve il caffè da CIMMINO, che si raccomanda che tu ti copra bene quando esci dal bar, perché fa freddo! E così ti lascia, con il Borsalino e il visone addosso, probabilmente ereditato dalla illustre madre.
Napoli è la città dello scambio, delle parole, dei caffè, degli aiuti, della capacità di sopravvivere ad uno stato a volte violentemente ingiusto. Napoli possiede opere d’arte d’inestimabile bellezza, Castel dell’Ovo ti intimidisce tale è la sua grandezza, il Cristo Velato ti sconvolge per il suo realismo, il Monastero di Santa Chiara ti rapisce per misticismo, dalla elaboratissima Certosa di San Martino “vedi tutta la città”, come cantava Pino (Daniele).
“Ci sono posti in cui vai una volta sola e ti basta… e poi c’è Napoli”, dice Turturro (“Passione, di John Turtutto, 2010). E sì, è vero, vedi Napoli e ci vorrai tornare per sempre o magari, chissà, non vorrai lasciarla mai più.