Toscana: Inferno, Purgatorio, Paradiso

Mi è capitato di scendere in Toscana per lavoro a Gennaio ed era un bel po’ che non la vedevo in Inverno. Avevo addosso quella sensazione che si prova quando si rivede qualcuno dopo tanto tempo, forse avevo addirittura paura. Dico spesso che amo più i luoghi delle persone, lo trovo più semplice e più pulito dell’infatuarsi di qualcuno. Uno deve volersi sporcare di sangue se decide di amare davvero e io, per vigliaccheria e per spargimenti di sangue precedenti, ho deciso che mi dedico ai luoghi. Tocco le pietre, mi siedo sulle strade e ascolto di nascosto le sciure che chiacchierano al bar. Così a Bolgheri sono scesa dalla macchina, ho messo le quattro frecce e, senza indugio, ho toccato l’asfalto con mano. Qualcuno un giorno me lo deve spiegare se solo io credo che il paradiso sia fatto a immagine e somiglianza della Toscana.

Foto: Elisabetta Saccon
Foto: Elisabetta Saccon

Ho detto una inesattezza in realtà perché non c’è solo il paradiso lì, Dante non se ne è uscito con la Divina Commedia a caso. Lo ho capito durante lo shooting per cui eravamo scesi, è stato un momento preciso, come una fotografia. Eravamo arrivati in cima e dietro di noi saliva il vento che si incanala da San Carlo e ti pettina i pensieri se solo ti affacci a salutarlo. C’era uno sconforto per il sole, giuro l’unica cosa che volevo portare a casa da quella giornata era un tramonto. Quel rosa di cui solo l’Elba improvvisamente sembra saper tingere il cielo. C’era la nebbia, i capelli avevano fatto i boccoli e mi ero rassegnata.Poi d’improvviso il vento si è fatto coraggio e ha spedito le nuvole lassù e noi abbiamo visto più di quello per cui avevamo pagato. Ho pensato fosse un regalo, un regalo che non avevo mai chiesto e poi nella mia testa c’è stato solo Dante. Io so perché solo un toscano poteva scrivere la Divida Commedia. Io lo vedevo davanti a me. Chiaro come il sole e grigio come la vita.Inferno, Purgatorio e Paradiso.

Foto: Elisabetta Saccon
Foto: Elisabetta Saccon

 

 

L’ultimo giorno ce lo siamo prese di pausa, mezza giornata rubata alla scadenze, alle corse in autostrada, al telefono che non smette mai di suonare e alle mail che arrivano come fucilate. 

Ci siamo godute il sole di Gennaio che era caldo e paziente, e rendeva la pelle ancora più diafana del solito. 

Forse quelle ore rubate mi hanno fatto fare pace con qualcosa che non riuscivo nemmeno a pronunciare. Ho messo un punto e ho ucciso un mito. 

Dilatare il tempo così è l’unico modo per allinearsi a quello dell’anima. Così tac. Tagli i rami secchi per davvero.

Foto: Elisabetta Saccon