Questa è una dei quelle giornate che ricordo con più gioia dell’anno scorso.
C’era una calma surreale camminando accanto al laghetto e pensavo a quanto avessimo scampato un pericolo. Eravamo lì, tutti insieme.
Ancora uniti, ancor felici e con un po’ meno paura addosso dopo mesi in cui un’ombra ci aveva fatto temere il peggio.
Per me questo saliscendi è stato un momento in cui ho fatto pace con me stessa, con le paure più subdole e ho ricominciato a respirare.
Un passo dopo l’altro, un respiro dopo l’altro. Come dice sempre mia sorella: respira, respira e respira.
Se ti concentri sul respiro dai un calcio sui denti all’ansia
Ho scoperto che la montagna mi dava pace: un’eureka improvvisa. Se chiudo gli occhi sento ancora il vento fresco e lo sbalzo di temperatura appena entravo nel sottobosco. Che strano come qualcosa che avevi pensato non potesse mai piacerti improvvisamente ha su di te l’effetto di un incantesimo.
Poi c’è questa cosa dell’Austria per cui tutto è pulito e ordinato e sembra quasi che un pittore abbiamo disegnato le montagne perché fossero perfette.
Come questa qui, che protegge e veglia su Saafelden da tempo immemore e che si è presa cura di me con solennità e bellezza.
Alla fine è sempre una questione di bivi, di scelte.
È rincuorante trovare ogni tanto un tracciato dritto, semplice e riparato.
Come questa strada qui, che 500 metri dopo spariva nei boschi.