Questo fine settimana io e Andrea avevamo l’urgenza di trascorrere delle ore semplici e quiete, recuperando il senso delle dimensioni piccole. E così abbiamo raggiunto i nostri ormai collaudati compagni di avventura che ci hanno portato alla scoperta di un paesino delizioso, Città Sant’Angelo.
Si tratta di un borgo annoverato fra i più belli d’Italia, la cui strada principale è un susseguirsi di vicoli e chiese splendide: da sempre amo i luoghi sacri, da quelli austeri a quelli più ornati, mi rapisce l’odore di incenso, mi calamita il silenzio mistico. E quando sono entrata nella chiesa di San Francesco, il pavimento a mosaico, gli ex voto, lo stile vagamente barocco, la madonna dai lunghi capelli neri, tutto mi ha entusiasmato e commosso.
E poi ho lasciato la tranquillità del luogo sacro per immergermi nuovamente per le strade in festa. E sì, perché ogni anno , in luglio, gli angolani organizzano una festa per celebrare il connubio fra la cucina abruzzese e quella siciliana. E noi abbiamo mangiato arancini e bevuto Fregno, liquore tipico e amabile, mente le luci del giorno calavano e le luminarie si accendevano presagendo i fuochi d’artificio.
Era tutto un tripudio di conversazioni amichevoli , gesti ospitali, una signora piegava paziente le lenzuola ricamate, una vendeva ditali dipinti a mano, un bambino si addentrava in una corte con un pozzo antico e le finestre orientaleggianti e una coppia di anziani, lui con il braccio al collo di lei, ancora vicini, ancora insieme. A volte bisogna arrestare la corsa, lontano dall’obbiettivo, per ritrovare la forza, il coraggio, il motivo. Un borgo arroccato è un buon luogo dove calmarsi e cercare. E incrociare legami d’amore.